I rifiuti, l'Alitalia e la macchina del consenso di Curzio Maltese
Il modo con cui il governo ha finto di risolvere i primi problemi, l'emergenza rifiuti e il caso Alitalia lascia pochissime speranze sul futuro del Paese. Silvio Berlusconi ha preso per i fondelli gli italiani con successo e senza alcuna seria opposizione.
A Napoli e in Campania i rifiuti non sono “spariti” ma sono stati nascosti sotto il tappeto. Le testimonianze dei cittadini campani inviate ai blog o ai giornali, sono migliaia. In compenso il governo ha fatto sparire le tv, gli inviati dei media, perfino i contestatori. E, naturalmente, le loro colpe.
Berlusconi ha stabilito che Antonio Bassolino e la Impregilo sono innocenti. La camorra, si sa, non esiste. Bassolino è tanto grato a Berlusconi che ormai sembra l'imitazione di Bondi. E i contestatori, le manifestazioni di massa che per un anno hanno contrastato qualsiasi decisione del governo di centrosinistra? Spariti. Chissà, forse erano davvero organizzate dalla camorra, come sostenevano le questure. In luglio, a manifestare contro l'inceneritore di Acerra c'erano quattro gatti, capeggiati da Alex Zanotelli.
Non fosse per una lettera di Zanotelli, il problema rifiuti sarebbe sparito anche dal mitico blog di Grillo. Per un anno e mezzo, la durata esatta del governo Prodi, il blog del nostro Savonarola ha martellato sui rifiuti ogni giorno. Da quattro mesi, neppure una parola.
Il caso Alitalia è una truffa quasi più spettacolare. In campagna elettorale la singolare alleanza fra Berlusconi e i sindacati ha fatto fallire l'accordo con Air France. Gli argomenti: lo Stato guadagnava troppo poco dalla vendita; duemila licenziamenti (in gran parte prepensionamenti) erano intollerabili; altrettanto inaccettabile era il ridimensionamento di Malpensa. Ora il governo presenta il nuovo piano. Prevede la fusione fra le indebitatissime Alitalia e AirOne, ma col trucco della divisione in due compagnie, una “buona” e una “cattiva”. La buona verrà regalata a una cordata guidata dal bipartisan Roberto Colaninno. La cattiva se l'accollerà lo Stato, che, invece di guadagnarci poco, ci rimetterà moltissimo. I licenziamenti passano da duemila a settemila. Malpensa verrà ridimensionata. E i sindacati? Storcono la bocca, ma non minacciano più scioperi, come ai tempi di Prodi. I consensi di Berlusconi crescono nei sondaggi. Il Paese corre verso la catastrofe, finalmente con una maggioranza solidissima. La voteranno in massa anche alle prossime elezioni in primavera, magari turandosi il naso.
Scuola, Famiglia Cristiana attacca:
"La mozione della Lega è razzista"
Affondo del settimanale dei Paolini: «Le classi-ponte sono classi-ghetto»
ROMA
«La Lega cavalca l’onda e va all’arrembaggio dell’immigrato. La "fantasia padana" non ha più limiti, né pudore. Prima le impronte ai rom, poi il permesso a punti e i 200 euro per il rinnovo, poi l’impedimento dei ricongiungimenti familiari, e ora una mozione, avanzata a sera tardi in Parlamento, per le classi differenziali, col pretesto di insegnare l’italiano agli stranieri». Duro attacco di Famiglia Cristiana contro la Lega sulla linea che vuole - o ha già fatto - adottare al Governo sugli immigrati.
Il settimanale cattolico parla esplicitamente di «apartheid», di «classi ghetto» e di «mozione razziale». «Il problema dell’inserimento degli stranieri a scuola - scrive Famiglia Cristiana - è reale, ma le risposte sono ’criptorazziste’, non di integrazione. Chi pensa a uno ’sviluppo separato’ in Italia, sappia che quel concetto in altra lingua si chiama "apartheid", andata in scena in Sudafrica per molti anni: autobus, cinema e scuole separati». Il settimanale inoltre cita anche la dura presa di posizione del leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini che ha parlato di proposta vergognosa: «Di questo passo, andrà a finire che ai bambini delle classi separate cuciranno sul vestito la lettera "i" come immigrato». Oppure, il Secolo d’Italia, quotidiano di An, nel tentativo di frenare la Lega, ha scritto: «Scordatevi l’apartheid».
Per Famiglia Cristiana, la questione dell’italiano «è solo una scusa. Tutti sanno che le cosiddette "classi di inserimento" non sono efficaci. I risultati migliori si ottengono con classi ordinarie e con ore settimanali di insegnamento della lingua. In Italia questo, in parte, avviene. Lo prevedono le "Linee guida" (2006) dell’allora ministro Moratti per l’accoglienza degli alunni immigrati, approvate anche dalla Lega. C’è un progetto che prevede un finanziamento di 5 milioni di euro per insegnare tre diversi livelli di lingua italiana». «Il Governo potrebbe rispolverarlo - scrive il settimanale - e far cadere (per amor di patria) la prima "mozione razziale" approvata dal Parlamento italiano. Oppure, guardare a esperienze come a Firenze dove un pulmino passa a prendere i bambini stranieri a scuola, li porta ai corsi d’italiano e poi li riporta in classe».
La dura critica del settimanale cattolico non si ferma qui: «La mozione, poi, va letta fino in fondo- si legge -. Prevede che i bambini immigrati, oltre alla lingua italiana, debbano apprendere il ’rispetto di tradizioni territoriali e regionali’, della diversità morale e della cultura religiosa del Paese accogliente, il "sostegno alla vita democratica" e la "comprensione dei diritti e dei doveri"». «Qualcuno sa dire come spiegarlo a un bambino di 5-6 anni, che deve ancora apprendere l’italiano? - tuona Famiglia Cristiana - Se l’integrazione è un bene (tutti la vogliono), dev’essere interattiva. E allora, perchè non insegniamo agli alunni italiani il rispetto delle "tradizioni territoriali e regionali" degli immigrati? Ha detto bene il cardinale Scola: "I buoni educatori devono saper favorire l’integrazione tra le culture, che è una ricchezza per tutti"».
Per famiglia Cristiana: «Il rischio, altrimenti, è una società spaccata in due, di cui una con meno diritti dell’altra. Alle difficoltà reali si risponde con proposte adeguate, come s’è fatto col maestro di sostegno. In Italia non abbiamo più classi speciali per portatori di handicap, ci sono scuole dove sordi e muti stanno insieme a chi parla e sente. La mozione approvata dal Parlamento fa scivolare pericolosamente la scuola verso la segregazione e la discriminazione. Si dice "classi ponte", ma si legge "classi ghetto". Negli anni Sessanta, quando bambini napoletani, calabresi o siciliani andavano a scuola a Novara, nessuno s’è sognato di metterli in una ’classe differenziale’ perchè imparassero italiano, usi e tradizioni del Nord, né di far loro dei test d’ingresso. Perchè ora ci pensa il novarese Cota?».
E’ INIZIATA LA SCUOLA!!!!
Per molti genitori, come per noi, settembre è il mese dove si iniziano le corse, …inizia la scuola!
Quest’anno per i genitori dei ragazzi delle elementari, però, la scuola è iniziata con una grossa novità: i rientri pomeridiani da due dell’anno scorso si sono ridotti solamente ad uno, con una conseguente variazione degli orari, a volte al limite della gestibilità. (dalle 8:00 alle 12:30 e con il rientro fino alle 16:30). Peccato, però, che questa sostanziale novità sia stata comunicata ai genitori circa una settimana dopo l’inizio delle lezioni. Va bè! direte voi…. Sicuramente ci sarà stato un motivo importante per tutto ciò. Ebbene il motivo c’è: “la modalità dell’uso della mensa non è ritenuta soddisfacente sia dal punto di vista dell’organizzazione scolastica che dal punto di vista della distribuzione dei pasti”. A questo punto mi è venuto in mente un articolo pubblicato sulla Gazzetta di Mantova il 15-01-2006 del quale mi permetto di citare alcuni passi:<<E’ stata inaugurata ieri la nuova mensa della scuola elementare c’erano il sindaco Bruno Pesci l’intera giunta, consiglieri comunali………si tratta della prima opera pubblica che si conclude dopo essere stata progettata e finanziata dall’amministrazione Pesci………ora il refettorio può accogliere un centinaio di bambini in un unico turno ma con gli orari differenziati come è avvenuto fino ad ora, si arriva ad una capienza di oltre duecento bambini………un intervento pensato per il futuro anche in considerazione del fatto che Medole sta crescendo rapidamente………>>. Ora, o in due anni i bambini di Medole sono cresciuti più rapidamente del normale (oltre 200), o in caso contrario riterrei corretto che ai genitori fossero date motivazioni più concrete di quelle menzionate sull’avviso arrivato a casa. I rientri pomeridiani sono a mio avviso utili per i bambini e oserei dire indispensabili per quei genitori che lavorano entrambi. Per concludere, mi permetterei di aggiungere, che purtroppo quest’anno la mensa non sembra essere l’unico problema della nostra scuola elementare, in quanto i bambini, a due mesi dall’inizio delle lezioni non hanno ancora avuto la possibilità di praticare le ore di attività motoria e tantomeno di godere della ricreazione all’aria aperta per l’impossibilità di accedere al cortile e di conseguenza alla palestra, (ma le palestre non erano due?).
Facciamo l’ipotesi che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale (…) non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali.
C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante (…) comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, a impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private (…) Bisogna tenere d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione è rovinare le scuole. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alla scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.
( Pietro Calamandrei 20 marzo 1950)
L’ECONOMIA LIBERISTA
Dai giornali e dalla televisione ci sentiamo dire che la nostra economia è in crisi e che la situazione è grave.
Ho cercato di capire il perché e mi son fatto una mia opinione sull’argomento.
L’economia è un mastodontico macchinario formato da tanti meccanismi complessi ed il tutto è azionato da un unico grande motore.
Il motore che muove l’economia è formato dall’insieme dei consumatori che, quando vanno a comprare prodotti per soddisfare i loro bisogni, fanno girare l’economia e più sono i bisogni che i consumatori riescono a soddisfare e più alto è il numero di giri a cui gira l’economia.
È risaputo che la stragrande maggioranza dei consumatori è costituita da dipendenti e da pensionati; quindi possiamo dire che il motore dell’economia è costituito da dipendenti e pensionati.
Come tutti i motori, ha bisogno di carburante e lubrificante per poter funzionare al meglio. Nel nostro caso il carburante è rappresentato dalle buste paga, dalle pensioni e dal loro potere d’acquisto ed il lubrificante è rappresentato dagli ammortizzatori sociali e dalla sicurezza di avere sempre un lavoro che permetta di vivere dignitosamente.
Se l’economia viaggia a regime ridotto e se ne teme il blocco, significa che carburante e lubrificante scarseggiano e si teme vengano a mancare del tutto.
Ai posti di manovra ad azionare i comandi di questo grande macchinario dell’economia ci sono i grandi finanzieri con i grandi manager delle multinazionali, la cui filosofia è quella liberista, vale a dire di ottenere il massimo guadagno con la minima spesa, senza essere limitati da regole socialmente etiche.
I signori liberisti per guadagnare di più, negli ultimi sedici anni hanno aumentato pian piano i prezzi, tenendo pressoché inalterati stipendi e pensioni, diminuendo del 60% il potere d’acquisto e sottraendo carburante e lubrificante al motore dell’economia.
Nella loro bramosia di guadagno hanno dimenticato che tutti coloro che partecipano al processo dell’economia aspirano ad ottenere miglioramento e benessere e che loro non hanno diritto di appropriarsi di tutto senza remunerare giustamente chi ha contribuito prima a produrre le merci e poi ad acquistarle.
A questo punto sarebbe giusto che siano proprio i liberisti, dopo aver accumulato enormi guadagni, spolpandoci fino all’osso, a tirar fuori i soldi indebitamente sottratti ed usarli per aumentare paghe e pensioni, rimettendo in moto l’economia.
Ma questi signori liberisti sono fra i più ricchi del mondo e fanno parte dei cosiddetti POTERI FORTI che con i loro immensi capitali riescono a condizionare tutti i governi del mondo.
I cosiddetti POTERI FORTI hanno approfittato del fallimento di una banca americana per scaricarle la colpa della situazione di crisi da loro stessi creata, chiedendo ai governi di aiutarli a rianimare l’economia.
Tutti i politicanti (sovente manovrati dai potenti) sono d’accordo che i governi investano enormi capitali in grandi lavori per aiutare le grandi imprese e concedere qualche briciola anche ai poveri.
Questi aiuti che verranno elargiti dai governi sono il frutto dei soldi delle tasse che gli onesti cittadini hanno pagato e che quindi verranno vessati per la seconda volta.
Che fare? Non si può fare niente! “Loro” sono troppo potenti e “noi” troppo deboli.
( o.b.)
TUTTO VA BENE MADAMA LA MARCHESA
La parola d'ordine è (o è meglio dire era?) “crescita”, mito inseguito da tutte le forze politiche, di destra o di sinistra: “L'economia deve crescere, solo se sale il Pil si possono risanare i conti pubblici, ridurre le tasse, aumentare i redditi, rilanciare l'occupazione”.
Ma in questo meccanismo qualcosa si è inceppato e il sistema è entrato in crisi facendo crollare il castello di carta finanziario con le disastrose conseguenze che si stanno manifestando in tutto il mondo.
A tutto ciò ha portato la pratica del libero mercato in finanza dove, di fatto, manca qualsiasi forma di controllo, dato che i controllori sono gli stessi che dovrebbero essere controllati. Come se non bastasse, da noi, si aggiunge il fatto che si introducono o si tenta di introdurre leggi per le quali i reati finanziari non sono puniti, vedi la depenalizzazione del falso in bilancio, l'impunità dei manager, il divieto delle intercettazioni.
Il dissesto ha avuto inizio negli Stati Uniti, dove i mutui subprime (quelli concessi con troppa facilità e senza garanzie) sono stati trasformati in prodotti finanziari illusori (i cosiddetti derivati) e rivenduti ad altre banche o a privati. Quando i debitori non sono più stati in grado di pagare, questi prodotti sono diventati spazzatura, portando al fallimento di colossi bancari. e richiedendo l'intervento dello Stato, già fortemente indebitato a causa della disastrosa amministrazione di Bush, uno “statista” che, come dice Berlusconi, passerà alla storia... sì ma come la persona più incapace di governare un grande paese come l'America! La sua politica ha ingannato il mondo intero per giustificare azioni devastanti e guerre preventive costate migliaia di vite umane e che hanno ingigantito il debito pubblico degli Stati Uniti. Chi si era dichiarato contrario a questa politica, al tempo, era stato accusato di “antiamericanismo”; ora scopriamo che il vero antiamericano, invece, era proprio Bush.
Ma veniamo a noi. Ci assicurano che le banche italiane sono solide: può essere vero, ma nel loro attivo hanno gli stessi titoli che hanno mandato in crisi il sistema americano quindi, per solide che siano, sono esposte anch'esse agli stessi rischi; il pericolo esiste, non può essere sottovalutato.
I nostri governanti ci invitano a stare tranquilli: - «non vendete le azioni, il risparmio lo garantisco io» -più che una rassicurazione sembra un'ammissione di difficoltà, la paura di perdere consenso, soprattutto di fronte a una recessione che si preannuncia lunga e dolorosa. Quando Berlusconi dice che gli italiani non perderanno neppure un euro, non spiega che gli stessi italiani si indebiteranno di decine di miliardi di euro per salvare le banche.
Insomma, io capisco l'importanza di non lasciarsi prendere dal panico per non peggiorare la situazione, ma qualcuno che ci guadagna in questa “finanza creativa” che ha per finalità di fare soldi sulla pelle degli altri c'è stato e c'è tuttora. Perché dobbiamo sempre essere noi cittadini a pagare per gli “errori”, compiuti (in realtà in assoluta e consapevole malafede) dai “furbetti”, come è già accaduto, da Cirio a Parmalat, ad Alitalia ed ora a questo pericolo incombente sull'economia?
Mi pongo una semplice domanda. Se un ragazzo di colore viene ammazzato di botte per aver rubato un pacchetto di biscotti e la sentenza dice che non si tratta di razzismo ma di una semplice anche se condannabile reazione emotiva, quale dovrebbe essere la nostra reazione emotiva nei confronti di questi rispettabili signori che ci hanno rubato i risparmi e ci stanno portando verso una tremenda crisi per la quale rischieremo di perdere anche il lavoro? Da noi si pretende senso di responsabilità, mentre i colpevoli rimangono perennemente impuniti e, anzi, favoriti da certe politiche di governo.
E coloro che, in Italia, sono sempre stati ostili all'Europa? Chissà se si rendono finalmente conto che se abbiamo qualche possibilità di uscire da questa crisi e salvare la nostra economia è solo ed esclusivamente grazie alla forza ed ai massicci interventi dell'Unione europea? Che ne sarebbe ora della nostra “liretta” se in quegli anni avessimo avuto questi detrattori dell'Europa al Governo anziché la sicurezza e la caparbietà di Prodi e del Presidente Ciampi?
La realtà dimostra come certa politica manipoli continuamente l'opinione pubblica indirizzandola verso paure create ad arte, per distogliere l'attenzione dai veri pericoli che ci minacciano: crisi economica, aumento delle disuguaglianze sociali, devastazioni e inquinamento ambientali, cambiamenti climatici; a questo proposito, ritengo molto grave la decisione del nostro governo di bocciare il pacchetto clima: non vogliono neppure permetterci di tentare di salvare l'ambiente, l'unica ricchezza su cui possiamo ancora contare.
Un altro punto che vorrei toccare è la cosiddetta riforma della scuola: si rimette il grembiulino per eliminare le differenze tra i bambini; ed infatti, a conferma di questa intenzione, viene presentata subito dopo la proposta delle classi differenziate per i bambini stranieri con la motivazione che se non sanno la lingua non possono apprendere. Penso che non serva isolarli per insegnare loro la lingua italiana: sarebbe, credo, molto più utile potenziare i corsi di alfabetizzazione che già esistono, e lasciarli interagire con i bambini italiani che, a loro volta, vengono così educati ai valori importantissimi dell'accoglienza e dell'integrazione. Il grembiulino, i voti al posto dei giudizi, il maestro unico sanno di romantico ritorno al nostro passato, del tutto inadeguato rispetto alle problematiche attuali; è solamente fumo negli occhi che nasconde il vero scopo di questa “riforma”: tagliare ulteriormente i finanziamenti alla scuola pubblica, che avrà tra l'altro come conseguenza la chiusura di molte scuole nei piccoli centri. Mentre, invece, aumentano i finanziamenti alle scuole private: allora l'istruzione tornerà ad essere un privilegio solo per pochi?
"Tutto va bene madama la marchesa!" era una vecchia canzone nella quale un maggiordomo, nell'annunciare una serie di disastri alla propria padrona, concludeva asserendo che, nonostante tutto, le cose andavano molto bene; questo detto si adatta a certi personaggi pubblici che, nonostante una evidente realtà negativa, ostentano ottimismo e grandi risultati mentre la barca sta affondando. Però sulla barca ci siamo anche noi e questi signori hanno approfittato della nostra “distrazione“ e lo faranno ancora finché noi li lasceremo fare per poter stare tranquilli ad occuparci del nostro piccolo mondo. Vittorio Foa, recentemente scomparso, ci ha lasciato un prezioso insegnamento: “Pensare agli altri oltre che a se stessi, al futuro oltre che al presente” |
Concludo con un augurio. Il popolo americano, scegliendo Obama, ha avuto il coraggio e l'intelligenza di cambiare, dando vita ad una speranza che, partendo dall'America, potrebbe poi propagarsi al mondo intero. Un meticcio eletto al vertice della maggior nazione occidentale è una scelta di umanità e di progresso, rappresenta il simbolo del superamento dei pregiudizi razziali, nella prospettiva di un futuro di amicizia, di opportunità e di solidarietà.
Auspico che questo sia accolto come messaggio positivo anche da noi, in contrasto alla cultura della paura delle diversità propagandata da movimenti che della difesa della razza e dell'identità nazionale hanno fatto la propria bandiera ideologica
MEDOLE: E’ FALLITA L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE
Il Sindaco, il Vicesindaco, gli Assessori e il capogruppo della maggioranza, durante gli anni di questa legislatura hanno sempre ignorato le richieste di chiarimenti e le sollecitazioni riguardanti argomenti concreti per la nostra comunità; riepiloghiamo i più significativi:
Naturalmente questi progetti sono stati approvati all’unanimità, per cui NESSUNO dei componenti della Giunta comunale può tirarsi indietro.
Passiamo ai servizi, che sono la componente amministrativa più determinante per la qualità di vita delle persone.
Ora tutto si sta concludendo con aspri litigi fra le diverse fazioni che si sono formate all’interno della Giunta. L’accumulo di arroganza e interessi personali sono sfociati in ovvie incompatibilità esplosive. Si parla di mozione consiliare di sfiducia.
Insomma, il fallimento è totale.
È necessario che le persone oneste di buona volontà (sono sicuro che a Medole ce ne sono tante), reagiscano, si interessino, affinché in futuro non venga dissipato il patrimonio di stima che la nostra comunità si è conquistata nel tempo.
(g.b.r.)
INVESTIRE NEL SOLE.. E NEI CERVELLI
Di questi tempi credo sia abbastanza difficile avere delle certezze. Io ho cominciato a perdere le mie circa 20 anni fa quando, alla caduta del Muro di Berlino, con la scoperta delle nefandezze legate ai regimi “comunisti”, ho capito che avere diviso il mondo in buoni e cattivi, bianco e nero, era stato un tragico errore.
Gli eventi che si sono succeduti e le parole d’ordine che hanno cominciato a circolare in quegli anni hanno suggerito a più di uno nuove illusioni, speranze e saldi riferimenti cui aggrapparsi nel tentativo di guardare avanti. La globalizzazione avrebbe portato sviluppo e benessere ovunque, il libero mercato avrebbe saputo indicare nuovi “bisogni” e, soprattutto, avrebbe saputo soddisfarli. L’economia e la finanza sembravano mosse da una forza vitale indomabile capace di produrre ricchezza dal nulla…
Oggi, amaramente, è necessario ammettere che quella fiducia era stata mal riposta. Le Borse di tutto il mondo sono in preda a crisi isteriche. Le istituzioni monetarie, Banche Centrali, ministri dell’economia dei paesi ricchi, alternano comunicati rassicuranti a dichiarazioni inquietanti che lasciano trasparire un grave imbarazzo: non deve essere facile spiegare perché le cose non vanno bene e che non si sa quali pesci pigliare…
Certezze, come dicevo, non ce ne sono! Ci ingannano coloro che ostentano sicurezza ed indicano la strada da seguire…non sanno neppure spiegare perché hanno sbagliato la previsione precedente!
E tuttavia se allarghiamo l’orizzonte è necessario ammettere che l’Economia è sì un problema…non certo l’unico: analizzare la realtà come se fosse unidimensionale offre una visione distorta del mondo.
Ora che ci penso una certezza ce l’ho. La vita sul nostro pianeta non è regolata dalle leggi dell’Economia, dai tassi di sconto, dal costo del denaro…è regolata dalle leggi della Natura! Su questo pianeta l’homo sapiens ha assunto il ruolo di attore protagonista dimenticandosi del regista e, credo, alterando la trama del film…Quando alcune settimane fa il Governo Italiano si è fatto portavoce delle istanze di quei paesi dell’Unione Europea (pochi per la verità e, per fortuna, di scarso peso politico) che ritengono troppo pesanti e d’intralcio le misure (già sottoscritte) per la riduzione delle emissioni di CO2, per il risparmio energetico ed il sostegno delle energie alternative, mi sono sentito male. D’altra parte poco prima Silvio Berlusconi (salvo smentite alle quali siamo da tempo abituati) aveva annoverato Gorge W. Bush fra i più grandi presidenti della storia americana…Bush è stato il più feroce oppositore del protocollo di Kioto: “chiedere agli americani di tirare la cinghia? Di smetterla di sprecare fiumi di petrolio per mantenere uno stile di vita demenziale alla faccia di chi non può mettere insieme il pranzo con la cena? Aaah no piuttosto scateno una guerra per il controllo delle riserve petrolifere del medio oriente…”
Insomma siamo leader anche noi!...Ma i leader si riconoscono per la capacità di coniugare coraggio e creatività, determinazione e fantasia, cuore ed intelligenza. E pensare che le energie alternative, le reti di comunicazione, i trasporti e l’edilizia ad alta efficienza sono il terreno (forse non l’unico) sul quale si gioca la scommessa per la prosperità e la sopravvivenza del Vecchio Continente sempre più insidiato dalle nuove rampanti economie asiatiche. Le soluzioni prospettate per tutelare e perpetuare lo status quo senza l’introduzione di fattori di rinnovamento che abbiano individuato una prospettiva di sviluppo, hanno il fiato corto e sono perdenti: bisogna saper cogliere il momento, bisogna saper trasformare le proprie debolezze in opportunità…
E a questo proposito il nucleare. Anche sul nucleare non ho certezze! Sono stato un tenace oppositore prima e dopo i l 26 aprile 1986…Oggi credo che sul piatto della bilancia vadano messi altri argomenti a favore e contro. Non mi sembra il caso di aprire qui la discussione, ma ancora una volta devo segnalare la “rigidità” del governo italiano che, per voce del ministro Scajola, qualche tempo fa ha semplicemente dichiarato che l’Italia tornerà al nucleare…
Da 20 anni siamo fuori, giusto o sbagliato sia stato, abbiamo perso il treno: non abbiamo più investito nella ricerca e l’industria si è indirizzata altrove. Proprio per questo, anziché rincorrere affannosamente gli altri potremmo tracciare una strada nuova, essere capofila di quel gruppo di nazioni che, non avendo altra risorsa, investe nel sole, nel vento, nel mare e nei “cervelli”!...
( c.d. )
DISCARICA “PIROSSINA”: RENDICONTO DELLA SITUAZIONE
Alle persone che hanno firmato per sostenere l’impegno contro il progetto di insediare una discarica nell’area “Pirossina”, è tempo di rendere conto dello stato dei fatti. Fra le centinaia di persone che hanno sottoscritto le diverse petizioni, molte di queste (a Medole 60) hanno anche elargito un contributo in moneta con lo scopo di sostenere le spese che il comitato antidiscarica di Castiglione delle Stiviere, al quale aderiamo unitariamente, deve affrontare anche per consulti legali.
Allora, come stanno i fatti.
Dopo che il progetto degli anni ’90 era stato annullato dal tribunale giudiziario, l’anno scorso è stato presentato alla chetichella in Comune di Castiglione un nuovo progetto. Però non è passato inosservato, per cui si è riattivata la mobilitazione alla quale, come gruppo Medoleggendo, abbiamo partecipato attivamente. In mezzo alle proteste, il progetto non ottiene il parere favorevole regionale della valutazione di Impatto Ambientale per troppe incongruenze progettuali. Di conseguenza, la Provincia di Mantova non attiva il procedimento di autorizzazione. Nei mesi scorsi, la Provincia di Mantova redige e adotta il Piano provinciale rifiuti, nel quale prevede che l’area della cava Pirossina (per la posizione di ricarica delle falde acquifere) sarà esclusa da qualsiasi installazione di discarica.
A questo punto la ditta che ha presentato il progetto di discarica (BLU SERVICE) avanza la disponibilità a ritirare il progetto, a condizione che il Comune di Castiglione faccia variante al Piano Regolatore per trasformare l’area nella possibilità di installare attività commerciale (un centro commerciale oppure un centro di smistamento per merci). Nella prima decade dello scorso novembre il Sindaco di Castiglione sottoscrive un protocollo d’intesa con questa ditta BLU SERVICE, con il quale impegna il Comune a modificare la destinazione d’uso del sito contro l’impegno della ditta a realizzare la struttura alternativa entro due anni.
Questi ultimi passaggi sono accompagnati da forti polemiche in particolare fra il Comitato antidiscarica ed il Sindaco di Castiglione. Il contendere nasce dalla insicurezza e contraddittorietà di questo protocollo d’intesa. Il Sindaco lo sottoscrive dopo avere raccolto il consenso della sola Giunta, snobbando i capigruppo del Consiglio Comunale, che volevano verificare la validità di un simile accordo; anche alla luce del fatto che lo stesso è solo un impegno politico, in quanto è privo degli obblighi di procedura amministrativa di legge. Inoltre, risulta difficile credere che entro due anni venga costruito un nuovo ulteriore maxi centro commerciale, quando la zona può ritenersi già satura, con difficoltà di quelli esistenti.
Nonostante le parole rassicuranti del Sindaco di Castiglione e la posizione debolmente attendista del Comune di Medole (che invece dovrebbe essere il più incisivo in quanto, come più volte ricordato, siamo i primi interessati da un eventuale inquinamento) non viene meno il sospetto che la manovra dell’accordo porti il Comune di Castiglione ad essere escluso dalla possibilità di acquisire a patrimonio pubblico l’area (unico modo sicuro per scongiurare la discarica) particolarmente in questo periodo in cui in Tribunale è in corso di conclusione il giudizio appunto per il diritto del Comune di ottenere l’area a scopo pubblico.
Quindi, grande rischio che la pratica giudiziaria venga influenzata negativamente.
Ora sono in corso febbrili contatti fra Comitato Antidiscarica, Comune di Medole e gli imprenditori alimentaristi della zona che avevano dato la disponibilità a finanziare per conto del Comune l’acquisto dell’area, per convincere il Sindaco di Castiglione a rivedere la sua iniziativa che, pericolosamente, lascia aperte troppe falle a favore di coloro che potrebbero ripresentare il progetto di discarica.
Purtroppo, nonostante le belle parole, LA DISCARICA “PIROSSINA” NON E’ ANCORA SCONGIURATA.
( g.b.r. )
Alternativamente o alternative per l’ambiente?
Proposte per una diversa visione ecologica di Medole
Iniziamo con un complimento. Il nostro plauso è rivolto ad “Alternativamente”. Un’ottima iniziativa realizzata con impegno e perseveranza. Lo dico da semplice osservatore, ma consapevole che costruire dal nulla un’iniziativa simile costa molto tempo, molte energie e alcune delusioni.
Occorre premiare chi non si è fatto scoraggiare dai risultati modesti o dalle frequenti critiche.
La resistenza. Grande virtù. Proseguire imperterriti sapendo che anche se i medolesi sono un po’ distratti il messaggio di rispettare l’ambiente è più importante e deve essere ribadito con qualsiasi mezzo.
Qualche lettore a questo punto sarà assalito da un dubbio. Ma ho sbagliato giornale? Ma questi non erano quelli che criticavano l’amministrazione in carica? E adesso? Cosa sta succedendo?
Niente paura. Non si tratta di un ripensamento tardivo. Ma di un fenomeno piuttosto raro in politica.
L’obiettività che fa capolino e riconosce una buona idea fra tante discutibili.
Ora però parliamo del futuro. Parliamo di quali altre cose si potevano fare e soprattutto si potranno fare per migliorare il rapporto tra Medole e l’ambiente.
Prima di avanzare delle proposte dovremmo chiederci quale paese vogliamo. Siamo sicuri che la crescita e lo sviluppo siano l’unico modello sociale ed economico desiderabile?
Vogliamo proseguire nella cementificazione? Vogliamo continuare a produrre energia con modalità non rinnovabili? Siamo sicuri che non esistano modi più “puliti” per erogare i servizi alla comunità? O per svolgere le nostre faccende quotidiane?
Spesso i critici delle idee ambientaliste paventano tristi ritorni al passato. Non è necessario. O almeno non sempre. Spesso adottare misure meno inquinanti non costringe il cittadino a rinunciare a delle comodità. Due esempi: l’impianto fotovoltaico installato dalla precedente Amministrazione sugli spogliatoi degli impianti sportivi e quello recentemente installato sulla palestra; entrambi producono energia senza inquinare e senza rinunce.
Ecco alcune proposte suddivise per area.
TRASPORTI ED ENERGIA
- Ciclabile per Crocevia. Sappiamo bene che la linea dei pullman Brescia-Mantova potrebbe essere sfruttata maggiormente se ci fosse la possibilità di raggiungere in sicurezza Crocevia percorrendo una ciclabile. Non dimentichiamo che oltre a ridurre il traffico d’auto di chi accompagna i viaggiatori; potremmo garantire uno spostamento tranquillo a chi l’auto non la possiede affatto o non ne può disporre.
- Potenziamento trasporti pubblici. Strettamente collegata alla proposta precedente, la possibilità di potenziare il trasporto pubblico verso i paesi limitrofi, eviterebbe molti viaggi individuali e aiuterebbe alcune fasce deboli (es. anziani, immigrati, ecc.) a sentirsi meno isolate.
- Gli impianti fotovoltaici in ambito industriale stanno diffondendosi anche dalle nostre parti grazie ad incentivi di tipo governativo. Tuttavia l’informazione è ancora scarsa e gli investimenti non trascurabili. Anche in quest’ambito il comune potrebbe offrire degli incentivi o degli sgravi e fornire consulenza a chi intende intraprendere questo percorso virtuoso.
RICICLARE E PRESERVARE IL TERRITORIO
- Ripristino e potenziamento piazzola ecologica. Non mi dilungherò sull’utilità di ripristinare la piazzola ecologica perché è largamente condivisa dalla cittadinanza medolese. Mi sembra interessante invece che la nuova piazzola possa ampliare il suo raggio d’azione. L’obiettivo dovrebbe essere raggiungere sempre maggiori livelli di rifiuti riciclati. Per esempio, qualcuno si è chiesto se è possibile riciclare il tetrapak? Parlo di quel cartone rivestito d’alluminio all’interno che è usato per i succhi di frutta. Certo che può essere riciclato. Già alcuni comuni della provincia di Mantova lo fanno. Casi come questo sono assai numerosi, e non bisogna nemmeno fare sforzi creativi, basta copiare da altri comuni, quelli che sono riusciti a trasformare i rifiuti in risorsa.
- Incentivi all’impiego di materiali ecologici. A volte non basta parlare di ecologia per ottenere dei risultati. Prevedere degli incentivi a carattere comunale per chi utilizza materiali ecologici o comunque realizza costruzioni a basso consumo energetico, può dare un maggior impulso a queste scelte.
- Cave. Anche questo argomento è stato molto frequentato, ciononostante intraprendere delle iniziative per introdurre delle limitazioni all’escavazione e nel contempo preoccuparsi di controllare la corretta escavazione, appaiono come una necessità impellente.
- Incoraggiare l’uso dell’acqua dell’acquedotto. Ci siamo mai chiesti quanti camion percorrono le nostre strade solo per effettuare la distribuzione dell’acqua in bottiglia? L’acqua medolese è buona, ed attivare l’ente preposto ad una gestione ancora più attenta, potenziare i controlli, che già sono numerosi (spesso più frequenti di quelli dell’acqua in bottiglia) e perché no, pubblicare gli esiti dell’analisi di controllo. Tutte queste cose potrebbero far aumentare il numero di consumatori soddisfatti dell’acqua del nostro acquedotto.
- Promuovere l’agricoltura biologica. Anche in quest’ambito c’è molto lavoro da fare. Organizzare dei corsi per insegnare queste tecniche. Offrire incentivi per chi sceglie questo metodo. Promuovere queste tecniche anche per chi semplicemente coltiva l’orto.
So di non essere stato particolarmente originale e forse alcune proposte sono economicamente difficili. Ma l’ambiente non ha bisogno di stravaganze, ha bisogno di attenzioni e di iniziative condivise. Condivisione. Anche questa è una parola magica, un po’ trascurata forse, in particolare dall’attuale amministrazione, ma questa è un’altra storia e la racconteremo un’altra volta. Per ora ci accontentiamo di ricordare che, se non ci dimentichiamo dell’ambiente, Lui .. troverà il modo di ricompensarci, magari semplicemente lasciandoci vivere.
(S.Bo.)
MI FIDO O NON MI FIDO ?
PROVATE A PENSARCI : LA FIDUCIA
è alla base di tutto :
ma quando la fiducia vacilla, tutto crolla come un castello di carte : le società, le banche, le amicizie, i matrimoni.
I bambini poi, sulla fiducia, basano l’intera idea che si fanno di noi : “…Ma me l’avevi promesso !!! “ .
Come mai per le promesse elettorali non siamo così bravi, come i bambini, a verificare che siano state mantenute ? Forse abbiamo troppe cose per la testa, o è passato troppo tempo, o non ci toccano su qualcosa che per noi è importante … oppure ci fidiamo di quello che hanno fatto, anche senza vederlo, perché sono persone affidabili !
È incredibile, ma pensateci, è proprio così : ci fidiamo di quello che ha fatto una persona perché la riteniamo “affidabile”, senza andare mai a verificare niente ! (è un atto di fede assoluto, una sicurezza intoccabile).
Chi ha una certa età ricorderà la pubblicità della GALBANI, nota industria di formaggi (“la fiducia si dà alle cose serie”) o quella della NEGRONI, industria di salumi (“le stelle sono tante / milioni di milioni / la stella di Negroni / vuol dire Qualità !”) : non si discute sulla serietà, bontà e qualità di Galbani e Negroni, e il messaggio è entrato nella testa di milioni di persone, forte e chiaro.
Ebbene, milioni di persone pensano la stessa cosa per i partiti, i gruppi e i politici : ciò che hanno detto, o fatto, va sicuramente bene perché l’hanno detto o l’hanno fatto loro. L’hanno detto loro, capite ? e la loro parola non va messa in discussione !
Ma ragioniamo un po’ : ha senso fidarsi di una sola campana e non verificar mai nulla ? ha senso non pretendere mai spiegazioni sui motivi per cui qualcosa che era stato promesso è stato fatto oppure no ? In campagna elettorale fanno un grande “can can” per convincerci che faranno qui, faranno là, e poi, alla fine del mandato, le spiegazioni sono sempre fumose, piene di nuove promesse e “svicolamenti” vari.
È come se andassimo in banca a chiedere QUANTO abbiamo perso sui nostri sciagurati investimenti, e invece di dirci “QUANTO”, il Direttore ci dicesse soltanto : “ma non si preoccupi, non è andata così male…”, si, va beh, ma “QUANTO” male ?
Provate a dimenticarvi di una “promessa” fatta a vostra moglie, o a vostro figlio : vi chiederanno spiegazioni, eccome, e se non sono più che valide ne subirete tutte le conseguenze (pratiche, emotive ed affettive).
È anche possibile che quella “promessa” non abbiate potuto mantenerla per cause che non dipendono da voi (“il prodotto era finito, i negozi erano chiusi, ..”), o è possibile che abbiate cambiato idea e che quindi non abbiate “voluto” mantenerla (“non abbiamo soldi abbastanza, quella macchina usata è un rottame,..”), ma qualcuno verrà comunque a chiedervi “perché”, e in qualche modo dovrete rispondere.
Tutto questo dovrebbe accadere anche in politica. In un paese democratico il popolo elegge dei rappresentanti, che si mettono al servizio della propria gente, che promettono di realizzare un programma (opere pubbliche, impegni sociali, sostegno all’educazione e alla cultura ecc. ecc.). Poi, nell’arco del tempo, può accadere di tutto, nessuno è Dio, e anche le idee cambiano …
Ma si erano presi l’impegno di rispettare un determinato programma : perché non ci spiegano come e perché l’hanno o non l’hanno realizzato ?
Perché non ne sentono l’obbligo morale !
E perché non lo sentono ? Oh, a questa domanda si possono dare molte risposte, e caso per caso vanno cercate quelle più adatte. Ne butto lì alcune, così, scherzosamente :
un buon giornalista, com’era Enzo Biagi, farebbe queste domande, e anche di peggiori :
e via di questo passo, ma si sa, oggi i bravi giornalisti, e le occasioni giuste sono merce assai rara …
Ma torniamo a noi. Non vi è piaciuta la storia dell’ “obbligo morale, questo conosciuto”? Mettiamola così : se dal loro operato, quello dei politici, dipendesse l’andare in Paradiso o all’Inferno (oppure l’essere cacciati in prigione o lodati e premiati pubblicamente), a giudizio di un Capo Supremo INFALLIBILE, allora tutti i politici e gli amministratori, ma dico TUTTI, direbbero la verità su ciò che hanno o non hanno fatto, anche solo per giustificarsi (rileggete la Parabola dei talenti, Matteo 25, 14-30). Ma questo Capo Supremo, in terra, non c’è, e da soli non sentono il bisogno di rendicontare proprio niente.
All’elettore non resta che il potere di non rieleggerli.
Se avete conservato i programmi delle persone per cui avete votato, beh, potreste provare a dargli un’occhiata e cercare più fonti d’informazione : una sola, la loro, non basta. È come chiedere all’oste se il suo vino è buono. Lasciate che siano gli “utenti” a giudicare.
Non ve la sentite o non ne avete voglia ? Allora siete con la maggioranza delle persone, di destra o di sinistra, che si fida per “atto di fede”.
Siete incuriositi e siete fra i pochi che vorrebbero davvero vedere come sono andate le cose dopo 4 o 5 anni di mandato elettorale ? Allora armatevi … di fantasia e coraggio. Perché ?
È un po’ come quella pubblicità che mostra 2 squadre di calcio che scendono in campom ma da una parte ci sono 11 giocatori, dall’altra saranno in 2000 (e voi siete tra gli 11 !).
Capito la metafora ? Non è facile scalfire il potere : tiri un pallone nel mucchio e questo viene inghiottito, non torna più indietro, come se Tu non l’avessi tirato (fai una domanda e ti ignorano completamente). Tiri un pallone sulla barriera e ti rimbalza contro e tutti ti vengono addosso (“Ecco, sei il solito, sei di parte, tu dici così perchè …” e ti attaccano senza risponderti).
Le attuali forme della democrazia non ti aiutano, perché non troverai mai un dibattito serio, un confronto basato su dati attendibili. Tutti lì a sciorinare i propri dati, le proprie percentuali, la verità che fa comodo. Solo propaganda e affermazioni pubblicitarie, da discount, perché è troppo pericoloso prendere qualcuno sopra le parti che analizzi cosa è stato fatto, troppo pericoloso per entrambe le parti …
Ma non preoccupatevi : anche se l’informazione è manipolata, o a senso unico, o non c’è, le notizie filtrano sempre, SEMPRE … a livello locale, poi, basta ascoltare, non serve neanche chiedere in giro. E i fatti, le cose che hanno o non hanno DAVVERO realizzato sono lì da vedere.
Non vi ricordate cosa hanno promesso in campagna elettorale ? Procuratevi una copia del vecchio programma elettorale … è facile da trovare !
Volete votarli ancora, di qualunque parte essi siano ? Avrete i vostri buoni motivi.
Ricordate : “la fiducia si dà alle cose serie”, dice la pubblicità. Ma un vecchio proverbio dice anche che “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”.
Auguri a tutti noi elettori.
( f.m. )
IL DITO E LA LUNA di Marco Travaglio
L’operazione è chiara e spudorata: intimidire la Procura di Salerno che sembra aver trovato le prove del complotto contro De Magistris e gabellare l’indagine sulle toghe calabro-lucane come una “lotta tra procure”, una guerra per bande che qualcuno deve fermare per il bene di tutti. E stabilire una volta per tutte che sui politici e i loro protettori non si indaga. Non c’è alcuna guerra per bande, almeno non da tutte le parti.. i pm salernitani, competenti per legge sulle vicende giudiziarie di Catanzaro, sono stati investiti da denunce di e contro De Magistris. Hanno indagato per un anno e alla fine non han trovato prove sulle denunce contro De Magistris, mentre le han trovate sui gravissimi fatti denunciati dal pm. Come la legge li obbliga a fare, hanno archiviato le prime e approfondito i secondi, indagando i magistrati calabresi sospettati e perquisendone gli uffici. Fin qui, tutto normale. Le anomalie sono accadute ieri: l’atto di insubordinazione del Pg di Catanzaro, che definisce “atto eversivo” un’indagine doverosa nei suoi uffici; gli avvisi di garanzia partiti da Catanzaro contro i pm di Salerno (Catanzaro non è competente su Salerno: lo è Napoli, le competenze incrociate sono abolite da 10 anni) e il contro sequestro degli atti acquisiti dai salernitani; l’ispezione a piedi giunti del cosiddetto ministro Alfano, gravissima interferenza politica in un’inchiesta in corso. Insolita è anche la richiesta degli atti dal capo dello Stato. Si spera almeno che quelle carte inducano il Csm a mettere finalmente il naso nel vero scandalo: Salerno è il dito che indica la luna, ma la luna sta a Catanzaro.
(5 Dicembre 2008)
IL GIORNALE UNICO di Marco Travaglio
Corriere della Sera: “Guerra tra pm”. Repubblica: “Guerra tra pm”. Stampa: “Guerra dei pm”. Giornale: “Guerra tra giudici”. Mattino: “Guerra tra procure”. Unità: “Guerra totale tra procure”. Riformista: “Toga contro toga”. Europa: “Guerra civile fra magistrati”. In attesa del Partito Unico, abbiamo il Giornale Unico. Tutti a sostenere che Salerno uguale Catanzaro, anche se Salerno indaga su Catanzaro per un obbligo di legge, mentre Catanzaro indaga su Salerno contro la legge (su Salerno competente Napoli). Insomma, avrebbero toro tutti: De Magistris, i suoi persecutori e chi li ha scovati. Come scrive su Repubblica il superprocuratore coi baffi, “nessuno si salva”. Anche perché “le inchieste di De Magistris sono state valutate da gip, Riesame e Cassazione: sempre De Magistris ha avuto torto”. Ma non è vero: delle tre inchieste che han suscitato il putiferio, due – Poseidone e Why Not – sono state scippate al pm dai suoi capi in corso d’opera; la terza – Toghe lucane – è dinanzi al gip con una raffica di richieste di giudizio. Se poi De Magistris fosse un pm incapace sempre bocciato dai giudici, non si vede perché levargli le indagini anziché lasciarle bocciare dai giudici. Ma la manovra è chiara: De Magistris “deve” avere torto, e così chi ha le prove che ha ragione. Nessuno – salvo noi e il Carlo Federico Grosso sulla Stampa – denuncia l’abominio dei pm di Catanzaro che indagano i pm di Salerno che indagano su di loro. Vien da rimpiangere il Minculpop: allora i titoli dei giornali li dettava direttamente il regime. Ora non ce n’è bisogno: si obbedisce agli ordini ancor prima di riceverli.
(6 Dicembre 2008)
SEPARARE LE CORRIERE di Marco Travaglio
Dopo tre giorni di dibattito, prende finalmente corpo la soluzione all’inesistente “scontro fra Procure”: una bella “riforma della giustizia” da approvare con maggioranza “bipartisan” (e quale, se no?) e alla svelta, magari per decreto. Angelino Jolie invita il Pd a unirsi alla compagnia e il solito D’Alema abbocca all’istante. La riforma si annuncia avvincente. Si dice che impedirà il ripetersi di casi come questo. Siccome questo nasce da una procura che scopre reati commessi da un’altra, la riforma dovrà anzitutto vietare a una procura di indagare su un’altra. E chi deve indagare sui magistrati che commettono reati? L’Arcicaccia? La Forestale? Slow Food? L’unica soluzione è stabilire che le toghe non sono più soggette alla legge. Dopodichè i soliti cretini diranno che “il magistrato che sbaglia non paga”: in verità lo dicono già oggi, salvo gridare alla “guerra tra procure” quando un pm indaga su qualche collega fuorilegge. Insigni commentatori spiegano poi che i pm di Salerno non dovevano sequestrare gli atti di Why Not, ma chiederli (in realtà li chiedevano da febbraio, ma Catanzaro rifiutava di consegnarli). Non dovevano presentarsi con le volanti della polizia a Catanzaro (la prossima volta prendano la corriera). E soprattutto non dovevano scrivere un decreto di perquisizione di 1700 pagine. Ergo la riforma dovrà stabilire pure l’esatto numero di pagine. Suggerirei non più di una pagina e mezza, scritta in corpo 32, così gli imputati potranno sostenere che la perquisizione non è ben motivata, dunque è nulla. E ora sotto con la riforma. Vieni avanti, decretino.
(7 Dicembre 2008)
I partiti hanno occupato lo Stato
e tutte le sue istituzioni a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai Tv, alcuni grandi giornali. E il risultato è drammatico. Tutte le «operazioni» che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica.
Enrico Berlinguer
“Esiste il male ed esistono i cattivi, certo, ma la maggior parte dei sei miliardi di persone che abitano questo pianeta sono capaci di compassione e gentilezza. Se pensiamo questo, ci sarà futuro per il pianeta”.
Il Dalai Lama
“Non credo ai luoghi comuni sui giovani. Nessuno di noi assolve bullismo, alcoolismo, droghe. Ma il nostro atto di fiducia verso le giovani generazioni non può essere offuscato da una condanna aprioristica di tutti i giovani”.
Card. Dionigi Tettamanzi
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Ite sul colle, o Druidi |
Ite a spiar ne’cieli |
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Quando il suo disco argenteo, |
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Felice Romani: “NORMA” Atto I, scena 1° |
L’opera lirica Norma, musicata da Vincenzo Bellini, si apre con uno scenario solenne: i druidi, celtici ministri del culto, si apprestano a salire su un colle per scrutare il sorgere della luna ed invocare Irminsul, una misteriosa divinità che regge il mondo.
Il libretto non indica la località, ma possiamo facilmente prevedere il nome del colle. Si chiamava “Medolano”, perché con questa denominazione i Celti indicavano le loro più importanti radure, quelle a carattere federale. Esse costituivano il cuore della comunità, anche se non erano abitate stabilmente ed il relativo insediamento si trovava in un villaggio, più o meno lontano.
Al di là delle Alpi, sono note alcune decine di questi toponimi, ma in Italia si ricorda solo Milano. Recentemente, una ricerca ha evidenziato che anche da noi esistono una mezza dozzina di toponimi Milano-Medolano, il cui nome si è conservato praticamente inalterato per oltre due millenni. Tutti possono essere messi in relazione con una diversa nazione celtizzata.
Il “colle” poteva essere anche un modesto rilievo: Piazza della Scala, dove era il Medelano che ha dato il nome a Milano, oggi è alta solo 5 metri più della Via Pantano, che è il punto più basso del centro della città. Venticinque secoli fa, prima dello spianamento dovuto all’urbanizzazione, costituiva un piccolo rialzo, attorno al quale il Seveso compiva un’ampia ansa; solo più tardi, il corso d’acqua venne deviato e il suo alveo diventò la strada che oggi si chiama Corso Vittorio Emanuele.
Non molto più elevato doveva apparire il Monte Medolano, che si trova un paio di chilometri a nord di Medole ed oggi emerge di 12 metri su una pianura costituita da detriti alluvionali: ha la forma di un’ellisse allungata, con dimensioni massime di 100 metri per 500. Anche se è piuttosto modesto, si presenta come il luogo ideale per scrutare la pianura e studiare i cieli, come facevano gli antichi Celti.
Questa località è nota (forse più all’estero che in Italia) per due famose battaglie.
Il 5 agosto 1796, a Monte Medolano, Napoleone sconfisse gli Austriaci guidati dal generale Würmser. Qui il giovane Buonaparte utilizzò per la prima volta la tattica della manoeuvre sur le derrières, che consiste nell'aggiramento delle posizioni nemiche; per chiudere le vie di ritirata. Napoleone chiamò in suo aiuto i contingenti che da diversi mesi assediavano Mantova: essi, spuntati alle spalle del nemico, gli tagliarono le vie di comunicazione e gli Austriaci furono scacciati dal Monte Medolano.
Il 24 giugno 1859, il maresciallo Mac Mahon salì su questo tozzo colle, per studiare la disposizione delle truppe per la battaglia di Solferino: poi raggiunse Napoleone III. Protetti dalla Guardia dell’imperatore, seguirono le fasi dello scontro decisivo e la sera, mandarono un messaggio a Parigi: “Grande battaglia. Grande vittoria”.
Chi non conoscesse il luogo, potrebbe pensare che il nome del monte, come quello del comune di Medole, derivi dal termine “medolo”, che serve ad indicare una sorta di ghiaietto e argilla, sparsa su quasi tutto il territorio attorno. In realtà, a causa della sua conformazione geologica, il Monte Medolano n’è completamente privo e non resta che pensare ad un ben più antico toponimo, quello stesso che per i Celti significava “Centro di perfezione”
Il Monte Medolano è difficilmente individuabile, tanto è minuscolo: va cercato presso la cascina Barcaccia (per i Medolesi il Monte Medolano è da sempre meglio conosciuto come Monte della Barcaccia). Oggi è coperto d’alberi e domina una fertile pianura; in età protostorica tutto attorno c’era una grande selva che si estendeva dal Benaco, fino a Medole.
I Romani la chiamavano Silva Lucana (lucus significa bosco sacro) e ritenevano che la presenza di radure frequentate dai Celti creasse difficoltà all’accesso e al transito. Una sua sacra radura si trovava nei pressi di Sirmione e, come usavano i Celti, era dedicata a Lug, il protettore dei viandanti, omologo del dio romano Mercurio. Qui in età romana si formò la “mansio” di Sirmione, un luogo di sosta a metà della strada tra Brescia e Verona. Al toponimo, rimase il nome celtico di “Lugana” (cioè, dedicato a Lug), che tuttora individua una nota trattoria: La Vecchia Lugana. Secondo una plausibile leggenda, qui Attila avrebbe ricevuto la delegazione guidata da papa Leone.
Nella Silva Lucana, i luoghi sacri dovevano essere più di uno; lo suggerisce il Petrarca, che scrisse all’amico Guglielmo da Pastrengo (Verona): “Costì, la Lucana Selva presenta sparse radure”. Quantomeno, si riferiva alla Lugana e a Medolano.
L’utilizzo delle radure nelle selve era tipico della cultura celtica, ma non è facile comprendere perché mai i Cenomani, che da Brescia controllavano la Lombardia orientale, avessero utilizzato un centro logistico, piuttosto lontano dal loro principale insediamento.
Ci sarebbe una spiegazione: Brixia aveva un proprio santuario, ma la sua funzione era strettamente legata a questa sola città, mentre la nazione dei Cenomani era molto grande e aveva componenti ben distinte e con diversa tradizione (cenomane, etrusca, veneta), nella fattispecie, le città di Brescia, Mantova e Verona. Lo testimonia Virgilio che, pur riferendosi alla sola Mantova, ricordava le tre distinte stirpi. I sui versi sono stati brillantemente tradotti da Annibal Caro: «Mantova d’alto lignaggio, illustre e ricca / e non d’un sangue. Tre le genti sono / e de le tre, ciascuna a quattro impera».
Considerata la fragilità politica delle istituzioni dei Celti, era necessario trovare un luogo non vincolato ad alcuna etnia: il Monte Medelano era al centro di una terra indivisa tra Mantova, Verona e Brescia e questa poteva essere l’ubicazione più opportuna per un centro federale, rappresentativo degli interessi di tutta la nazione dei Cenomani.
È un vero peccato che la radura di un bosco non possa produrre testimonianze archeologiche, poiché aveva solo strutture precarie, fabbricate con materiali deperibili.
Il lontano passato resterà avvolto in un alone di mistero.
Il Monte Medolano, per la sua valenza storica, geologica, ambientalista e naturalista sarà oggetto di un futuro PLIS (Parco Locale ad Interesse Sovracomunale): in tale occasione, sarà il caso di ricordare che il suo nome è lo stesso col quale i Celti indicavano i loro più importanti boschi sacri. Costoro non avevano vere e proprie città, con i palazzi del potere, i templi, il foro ed una zecca: pertanto svolgevano nelle sacre radure tutte le attività che erano alla base della loro organizzazione religiosa, civile, commerciale e militare.
Il 24 agosto del 2009, s’incontreranno per le celebrazioni del 150° anniversario della battaglia di Solferino le rappresentative di tre nazioni che qui si affrontarono duramente; ma oggi operano con comunità d’intenti. Esse costituiscono il cuore di quell’Europa che realizzò nei suoi Medolano le prime forme d’organizzazione sociale apparse sul continente ed il nome del Monte Medolano ricorderà ai presenti i Medelano sparsi in Europa:
- ai Francesi: Maulain, Meilhan, Meillant, Melaine, Meslan, Moelan, Moislains,
- ai Tedeschi: Medelingen, Metelen, Moyland.
- agli Italiani: Milano degli Insubri e -ovviamente- il Medolano dei Cenomani.
Concludiamo con un curioso aneddoto, che si racconta a Medole.
Più di cento anni orsono (1901), il proprietario della cascina Barcaccia e del Monte Medolano fu giudice in uno storico processo; quando lesse una dura sentenza al bandito Giuseppe Musolino, il condannato replicò: “Ci vedremo a Monte Medolano”. Voleva essere una terribile minaccia.
Noi vorremmo ripetere le stesse parole, ma con tutt’altro spirito e sotto forma di un caldo augurio: vediamoci a Monte Medolano, per ricordare un grande passato.
L’occasione dell’inaugurazione del PLIS o quella del 150° della battaglia potrebbero costituire due validissime opportunità.
( Giorgio Fumagalli )
ASSOCIAZIONE PRO LOCO MEDOLE
Cari amici e amiche medolesi,
Tra i compiti primari che si pone lo statuto della Associazione Pro Loco vi è quello della salvaguardia e della conservazione del patrimonio culturale, storico, artistico, architettonico, ambientalistico ecc....del luogo. Molto ha fatto la Pro Loco negli anni trascorsi e sta facendo tuttora su questi fronti con un'azione costante a tratti visibile, sovente ai più sconosciuta ma comunque propositiva e quel che più conta sempre più positiva. Per stare al “visibile” sul quale è più facile esemplificare, basti pensare agli avvenuti restauri di qualche anno fa di due importanti tele della prima metà del Seicento opera del pittore benacense Andrea Bertanza nella Parrocchiale: L'incredulità di San Tommaso e Cristo in gloria e Santi; al ripristino della statua La verità, opera dello scultore medolese Giuseppe Brigoni (1901-1960) nel Teatro comunale; alla costituzionepresso la Torre della Civica Raccolta d'Arte; alle sollecitazioni presso la passata Amministrazione comunale per gli interventi alla Torre stessa, alla riqualificazione del centro storico e del Teatro comunale; alla realizzazione e colloca dei due stemmi marmorei posti sul portale d'ingresso alla Torre Civica e all'ex Civico Ospedale.
Ora, il Direttivo della Pro Loco sulla scia del passato e come da programma 2008, mette nuovamente in cantiere, di concerto con la Parrocchia un nuovo e importante progetto di restauro: riportare all'originaria situazione la grande tela Sei/Settecentesca raffigurante Santa Eurosia di Jaca (primo altare della navata sinistra) nella nostra chiesa Parrocchiale.
L'attenzione della Pro Loco si è posata su questo dipinto non solo per la qualità del dipinto e per la necessità del restauro prima di irreparabili danni ma in virtù dell'antichissima e ancor oggi viva devozione dei medolesi nei confronti della Santa Martire protettrice della campagna contro le avverse condizioni atmosferiche e al contempo, invece, propiziatrice di quelle favorevoli. Nella parte mediana del dipinto, sulla sinistra di chi guarda, figura una raffigurazione delle mura e della torre del castello nonché, la facciata della Chiesa Parrocchiale e il campanile presumibilmente com'erano prima del radicale intervento di metà Settecento sulla Parrocchiale stessa. Sulla destra, alla stessa altezza è raffigurato un ameno paesaggio agreste. In basso a destra nel quadro figura lo stemma (arma) di Medole con i simboli del lavoro: le spighe, la falce, le mani e le braccia del mietitore. Questi appena citati riferimenti, connessi alla vita e ai luoghi del paese fanno supporre agli studiosi che la commissione del dipinto sia stata conferita all'ignoto artista dalla popolazione medolese che nel dipinto ha voluto riconoscere i propri caratteri agricoli e d'operosità in una tela dedicata alla Santa protettrice.
Il significativo intervento di restauro è impegnativo, lungo e assai costoso. Allo scopo, appunto, stiamo costituendo un fondo che ci permetta la sua realizzazione e la promozione di iniziative culturali-didattiche annesse con la collaborazione e il contributo di tutti i cittadini. Riteniamo che nel novero delle persone di buona volontà che già hanno espresso solidarietà al nobile scopo non vorrai far mancare il tuo nominativo.
In fiduciosa attesa ci è grata l'occasione per porgere i nostri più cordiali saluti e i ringraziamenti per l'attenzione.
IL DIRETTIVO DELLA ASSOCIAZIONE PRO LOCO MEDOLE
ASSOCIAZIONE PRO LOCO MEDOLE
Comunicato Stampa
Metà del 2008 è ormai trascorsa e, se non proprio di bilanci, è tempo di considerazioni sull'attività fin qui svolta dal Sodalizio. Attività, come è ormai tradizione, prevalentemente imperniata sui temi della "Cultura": scelta questa, da anni operata dai vari direttivi susseguitisi, ancor oggi vigente e conseguente al fatto che nella piccola realtà medolese agiscono numerose operose associazioni che coprono autonomamente ogni sorta di settore, da quello sportivo, ludico a quello dell'impiego del tempo libero e quant'altro riferito allo svago.
Ultima iniziativa della Pro Loco in ordine di tempo l'applaudito concerto pianistico tenutosi alcune sere fa nella suggestiva cornice della chiesa di San Rocco. Ma all'attivo del Sodalizio sono già state registrate, a partire dall'inizio dell'anno, l'operazione "Bonsai-Anlaids" a sostegno della battaglia contro l'Aids; la presentazione del volume L'Italia sotto i Rifiuti, un tema di grande attualità, a firma di un autore medolese, Marino Ruzzenenti, specialista del settore; la presentazione di un romanzo breve, Caos, opera prima di Al Zanella, altro giovane scrittore medolese che si affaccia alla ribalta nazionale. Si sono successivamente tenute altre due importanti serate letterarie di elevato profilo e cioè la presentazione del volume Scripta Manent del professor Manlio Paganella noto filosofo castiglionese e del libro Oltre l'Assenza (scritti su Carmelo Bene) dell'altrettanto noto professore castiglionese Luca Cremonesi. Le serate culturali cosi come il concerto hanno visto la partecipazione di un numeroso e attento pubblico.
Il programma 2008 della Pro Loco procederà nella seconda parte dell'anno con nuove iniziative che verranno segnalate ai soci del Sodalizio e al pubblico e, a tempo debito adeguatamente pubblicizzate.
Nel 2007 la Pro Loco ha registrato all'attivo ben 180 iscritti, numero che punta ad essere incrementato nell'anno in corso. E' sempre possibile aderire ed eventualmente anche partecipare direttamente alla realizzazione delle iniziative; il Sodalizio è aperto a tutti.
A breve avrà inizio, attraverso varie iniziative, la raccolta dei fondi per il restauro di un'opera d'arte pittorica della Chiesa Parrocchiale con conseguente mostra didattica a restauro ultimato.
Il direttivo del Sodalizio (di recente nomina - febbraio 2008) espressione del "vero volontariato" sente l'obbligo di ringraziare i sostenitori, gli amici e tutti quanti indistintamente e in diversa maniera contribuiscono alla vita e all'attività della Pro Loco che da molti lustri opera senza scopi di lucro ( tra non poche difficoltà economiche e carenza di spazi operativi ) per l'affermazione dell'immagine medolese.
IL DIRETTIVO DELLA PRO LOCO MEDOLE
Santo Natale 2008 Dire vorrei all’egoista: |
EX LIBRIS Un paese vuol dire |
NATALE DEL 1942
NATALE DI GUERRA
di Miriam Mafai
È il terzo Natale di guerra! Fa freddo. Nella maggioranza delle case, in città come in campagna, ci si scalda con le stufe. Carbone e legna si fanno sempre più rari.
Ci eravamo trasferiti a Temi. Mamma, quando poteva, mi faceva avere, da qualche paesano, un po' di pane e di uova. Per riscaldarci preparavo durante tutta l'estate delle palle di carta. Si metteva tutta la carta e la cartaccia in un mastello di legno con un po' d'acqua, poi si strizzava ben bene e se ne facevano delle palle. Bisognava lasciarle per un bel po' al sole perché diventassero dure, e poi d'inverno si bruciavano al posto della legna. Avevo scoperto che se ci mettevo dentro i noccioli delle pesche o delle prugne, un po' di aghi di pino o di polvere di carbone, le palle duravano di più, davano più calore e anche un p' di buon odore. Ci si doveva accontentare.
La cenere della stufa, ancora calda, si metteva in un recipiente di rame per scaldare il letto e le mani.
Faceva molto freddo. Forse sentivamo tanto freddo anche perché mangiavamo poco.
Avevamo le mani sempre piene di geloni.